Il 13 Aprile 1950 Attilio Prodam scrisse al Sottosegretario di Stato per lamentare la sua condizione di profugo istiano: era stato spogliato di ogni suo bene “dalle fameliche orde di Tito” e, a 73 anni, era da cinque mesi infermo a letto, con i familiari da mantenere.
L’ingegnere Attilio Prodam, ridotto alla disperazione nella primavera del 1950, era una fulgida figura di patriota, aveva dato tutto all’Italia “per la quale aveva resistito a tutto, aveva rinunciato a tutto ed aveva perduto tutto”. Fra l’altro aveva avuto parte attiva nell’impresa fiumana e, a dar credito ad una testimonianza di Allegri, aveva iniziato nella sua loggia, la “XXX Ottobre”, Gabriele D’Annunzio.
Membro del Supremo Consiglio fin dal 1925, nel 1946 faceva parte della loggia “Stretta Osservanza” di Roma e il 6 dicembre dello stesso anno, alla morte di Pietro di Giunta, fu nominato Sovrano Gran Commendatore.
Nonostante si fosse sempre prodigato per il bene di tutti, quando morì, il 5 aprile del 1957, aveva attorno a sé solo l’affetto dei suoi e tanta amarezza.